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Ubiale Clanezzo è un comune di circa 1500 abitanti in provincia di Bergamo. E' composto dai due borghi di Ubiale e Clanezzo, ed è situato all'imbocco della Val Brembana; dista circa 16 chilometri dal capoluogo di Bergamo.

UN PO' DI STORIA DELLA NOSTRA COMUNITA

Storia del Comune di Ubiale Clanezzo PDF Stampa E-mail
Scritto da Max   
domenica 11 maggio 2008
Il Comune di Ubiale Clanezzo è situato all'inizio della Val Brembana a 16 Km da Bergamo ed è delimitato a Sud dalla confluenza dell'Imagna al Brembo e a Nord dal torrente Brembilla.
Si estende, per 7,35 Kmq e confina con i comuni di Brembilla, Sedrina, Villa d'Almè, Almenno San Salvatore, Strozza, Capizzone. Il monte più alto è la Corna Marcia 1033m, seguita dal Monte Ubiale 973m e dal Monte Ubione 895m.
La denominazione del comune trae origine dal nome delle due principali frazioni; Ubiale sede comunale e Clanezzo, essa è però recente, perché durante i secoli pur mantenendo pressoché gli stessi confini "tracciati dalla natura", ha subito numerosi cambiamenti a causa di motivazioni di ordine geografico, politico e culturale.Il paese ha una storia antichissima come dimostrano i numerosi resti preistorici tra i quali il più esteso è quello della località piane dove sono stati rinvenuti resti di insediamenti che risalgono al sesto millennio a.C. Clanezzo centro minore posto sulla confluenza tra l’Imagna e il Brembo è il luogo che conserva più resti del passato, infatti, giungendo da Almenno si scorge subito il bellissimo ponte medioevale che per lunghissimi anni è stato l’unica via di accesso alla valle da questo lato del fiume.
Ai suoi piedi verso la valle si scorge il poderoso edificio del Maglio.
Questa costruzione di antica origine, forgiò le armi della Serenissima repubblica di Venezia e fino a qualche anno fa, molti attrezzi più umili e soprattutto meno cruenti. L’edificio conserva ancora oggi un fascino e un aspetto tutto particolare.
Il castello di Clanezzo che si trova poco distante è oggi il risultato di numerose trasformazioni che lo portarono da maniero di difesa ad un più piacevole e signorile palazzo.
Abitato dai Carminati e dai Dalmasoni divenne nel seicento residenza di campagna dei conti Martinengo da Barco bresciani, poi passo ai Beltrami che lo abbellirono e lo resero più simile all’aspetto attuale, ed in seguito vi abitarono i Conti Roncalli.Oggi è di proprietà della famiglia Rota che vi ha creato un albergo ristorante.
Il bel giardino che si apre davanti al palazzo giunge fino al Brembo dove una passerella costruita nel 1878 conduce sulla riva opposta del fiume.Questa passerella venne fatta costruire dai Beltrami dopo che una piena aveva distrutto l’antico traghetto.I primi documenti che richiamano le località di Ubiale e Clanezzo risalgono al XIII sec, ad essi, è però associato anche il nome di Brembilla, in fatti si legge Ubiale di Brembilla, Clanezzo di Brembilla etc. Infatti a quel tempo la zona chiamata Brembilla non corrispondeva all’attuale, ma comprendeva Ubiale, Clanezzo, Mortesina, Brembilla, Laxolo e altre piccole contrade.
Durante le sanguinose lotte tra guelfi e ghibellini, le famiglie della Brembilla capeggiate dai Carminati e dai Dalmasoni di parte ghibellina si scontrano molte volte con gli abitanti della Valle Imagna di fede guelfa e le cronache di quel tempo sono ricche di episodi che ricordano le cruenti gesta dei ghibellini Brembillesi.
Gli storici raccontano che le contrade della Vallis Brembilla erano così unite e concordi che formavano un solo corpo e una sola repubblica ed erano così sicure e protette perché oltre ai castelli di Ubione, Clanezzo e Casa Emminente, pareva che la stessa natura ne avesse disegnato le difese.
Quando il territorio passò sotto il dominio della Repubblica di Venezia, la “ Brembilla” mantenne gli stessi confini e i suoi uomini lo stesso carattere bellicoso, tanto che i rettori della città di Bergamo dovettero richiamarli all’ordine molte volte.I richiami, però, non ottennero l’effetto sperato e fu così che i veneziani decretarono la tragica distruzione della Brembilla che avvenne nel 1443.
Distrutti i castelli, rase al suolo le case ed esiliato tutti i suoi abitanti (si sparsero nel milanese e da essi trae origine il cognome Brembilla o Brambilla), il governo veneziano stabilì che più nessuno vi avrebbe dovuto abitare per almeno cento anni.Il monte Ubione che sovrasta il paese, conserva sulla sommità i ruderi dell’antico castello che ivi sorgeva. Al suo posto svetta oggi una grande croce che è stata realizzata dal Gruppo Amici Monte Ubione e dagli Alpini, insieme ad un piccolo rifugio nel 1972.
Resti della storia passata si scorgono anche ad Ubiale in località Ca Bonorè e Sopracorna.
Il comune è ferito nel territorio in più punti a causa delle numerose cave che, ne hanno in alcuni casi, completamente stravolto l’aspetto.
 Dal punto di vista religioso il comune è suddiviso in due parrocchie: la parrocchia di S. Bartolomeo Apostolo in Ubiale e quella di S. Gottardo in Clanezzo.
1) Tradizioni gastronomiche.
In occasione della festa della Madonna del S.Rosario che si svolge la terza domenica di Ottobre, si è soliti mangiare il piatto tipico bergamasco che è Polenta e Uccelli.
Ma perché questa tradizione?
Perché i cacciatori, da sempre molto numerosi nel nostro paese, dovevano essere molto devoti alla Madonna e gli offrirono, già nel 1700, un bellissimo manto con raffigurate, caso assai singolare, scene di caccia.
Era perciò naturale che in occasione di questa grandissima festa che cade nel periodo giusto della cacciagione, ci si cibasse con il frutto della caccia.
Le famiglie si riunivano, i parenti lontani tornavano a casa e anche nelle trattorie il menu d'obbligo era quello: Polenta e uccelli.
La tradizione si diffuse e continua ancora oggi e non a caso qualcuno chiama la festa della Madonna del S.Rosario come la festa della Madonna degli Uccelli.
    2) E' tradizione consolidata da anni salutare l'inverno con il popolare Casa fò Mars l'ultimo giorno di Marzo. In questa occasione i ragazzi delle scuole elementari preparano un fantoccio che rappresenta l'inverno e lo portano in giro per il paese accompagnandolo dal forte rumore di latte o altri oggetti metallici, trascinati per terra.
Infine il fantoccio viene posto sulla pira e fatto bruciare tra le urla di gioia dei presenti che salutano il freddo inverno e accolgono la primavera.
Testo di Umberto P. Gamba tratto dal volume: Ubiale Clanezzo – Storia di una Comunità
Ultimo aggiornamento ( marted� 27 gennaio 2009 )
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